venerdì 29 novembre 2013

Conversazioni sulla natura - Il cane sono io - 10 dicembre 2013

Conversazioni sulla natura
incontri mensili in collaborazione con l’Associazione Naturalmente

Il cane sono io
a cura di Sveva Borghini - associazione Codamica

Rifletteremo circa l'odierno rapporto con gli animali, nello specifico l'animale per eccellenza: il cane, che da secoli accompagna la storia dell'uomo; a che punto siamo approdati? Quanto ancora c'è da fare? I limiti di questa convivenza - soprattutto nell'ambito urbano - ma anche le prospettive future volte a una sempre maggiore integrazione tra le specie. Verranno forniti spunti sulla trasformazione culturale (una vera e propria rivoluzione!) che il cane ci suggerisce e ci porta a compiere unitamente a offrire spunti su stili di vita diversi, alternativi che questo animale, già solo con la sua presenza, offre all'uomo. 

La conversazione si svolge il 10 dicembre dalle 20.45 alle 22.30 c/o la sede dell’Associazione Naturalmente in Via Manin, 35 alla Spezia.

Note sulla relatrice: Sveva Borghini è laureata in Scienze Pedagogiche e della Formazione - Esperto in processi formativi e Progettazione e Valutazione della Formazione - presso Università degli Studi di Genova
Corso di Perfezionamento Universitario in Educatore Cinofilo - presso Università degli Studi di Genova
Educatore Cinofilo FICSS e CSEN Cinofilia
Attualmente ancora in formazione per vari argomenti cinofili


La partecipazione è gratuita, è gradita la prenotazione.

Per frequentare tutte le attività del centro è necessario iscriversi all’associazione Naturalmente: la tessera , annuale (10 Euro) dà diritto a partecipare a tutte le iniziative e ad usufruire delle agevolazioni sociali. 
Per ulteriori info:

La cittadinanza è invitata a partecipare…    

venerdì 22 novembre 2013

TERZO STOP AL CALENDARIO VENATORIO DELLA LIGURIA

TERZO STOP AL CALENDARIO VENATORIO DELLA LIGURIA


19 Novembre 2013, 14:58 Lega per l'Abolizione della Caccia

La Regione, pur non di effettuare alcuni ritocchi alla propria delibera, ha preferito più volte rischiare la sospensiva dell'intero provvedimento, e così è accaduto anche oggi, così come in ottobre per altre due volte.


Con decreto cautelare odierno n. 4541, il Consiglio di Stato, Sezione 5°, ha nuovamente sospeso interamente anche la terza delibera della Giunta Regionale (cosiddetto calendario venatorio "tappullo") n. 1331 del 31 ottobre scorso.
Le associazioni ambientaliste WWF, Verdi Ambiente e Società, e Lega Abolizione Caccia, da mesi patrocinate dallo studio legale del prof. Daniele Granara, chiedono invano il rispetto dei criteri scientifici e del parere dello scorso aprile dell'ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in merito all'eccesso di pressione venatoria verso le specie migratrici.
Il tema della caccia al cinghiale - si precisa - non è mai stato oggetto del ricorso degli ambientalisti (eccettuato il precedente e ormai assodato tema delle munizioni atossiche, da adottare per evitare la commercializzazione di carni contaminate con tracce di piombo), anche se alcuni amministratori regionali cercano di usare strumentalmente il tema del cinghiale e dell'agricoltura per distogliere l'attenzione dal vero tema dei ricorsi.
Evidentemente ai giudici di appello amministrativi non piace il fatto che la Liguria e le province liguri proroghino da ben 8 anni i piani faunistico - venatori di programmazione, ormai abbondantemente scaduti, e che i pareri scientifici siano maldestramente aggirati.
"La nostra battaglia per la tutela dei beni naturali liguri e la salvaguardia dei migratori selvatici continua; in fondo dobbiamo essere un po' grati anche ad alcuni amministratori regionali, che col loro metodo pasticcione e maldestro, e l'indisponibilità ad un sereno confronto tecnico nelle sedi istituzionali, ci hanno permesso questa terza vittoria in difesa degli animali selvatici da una pressione ingorda;
ricordiamo che in Liguria si computano persino i tracciati stradali e ferroviari nel conteggio degli ettari da precludere all'attività venatoria, per raggiungere quel 20% obbligatorio di superficie protetta in base ad obblighi statali. Pur di non rinunciare ad una giornata settimanale aggiuntiva di caccia in deroga ai migratori nel solo mese di novembre, la Regione ha preferito correre il rischio di far chiudere tutta la caccia. Accontentati..."
Rivolgersi alla magistratura perché si valutino eventuali abusi o irregolarità della pubblica amministrazione è un diritto costituzionalmente garantito, per cui non spaventavano le scomposte dichiarazioni dell'assessore regionale alla caccia Renata Briano, che adombrava la ridicola possibilità di richiedere non meglio precisati danni ad associazioni ricorrenti: una castroneria giuridica.
L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in un articolato parere di sette pagine reso il 22 aprile scorso all'amministrazione regionale, formulava una serie puntuale di rilievi in materia di pressione venatoria sulle specie selvatiche migratrici, come al solito eluse dall'Assessorato caccia.
Venivano criticate dall'ISPRA, ad esempio, le date di chiusura della caccia a tordi e beccacce troppo dilatate sino a fine gennaio, l'eccessivo disturbo ai selvatici nel mese di agosto provocato dall'allenamento dei cani da caccia prima della apertura della stagione venatoria, i periodi di caccia al colombaccio e agli uccelli acquatici, le deroghe che aggiungono altre due giornate di caccia settimanali (oltre alle canoniche tre settimanali) nei mesi di ottobre e novembre, e i problemi di tossicità nella cottura di carni di ungulati contenenti minuscoli frammenti di piombo di munizioni , da sostituire con quelle "monolitiche" in rame o altri metalli atossici.
Solo questi argomenti sono stati l'oggetto del ricorso delle associazioni WWF, LAC e VAS (Verdi Ambiente e Società); la Regione, pur non di effettuare alcuni ritocchi alla propria delibera, ha preferito più volte rischiare la sospensiva dell'intero provvedimento, e così è accaduto anche oggi, così come in ottobre per altre due volte.
Ricordiamo inoltre che il prossimo 26 novembre il Consiglio di Stato non è chiamato ad emettere una sentenza di merito, come erroneamente dichiarato in TV e sulla stampa dall'assessore Briano, ma a pronunciarsi solo in fase cautelare con una ordinanza dell'intero collegio, dopo lo stop cautelare urgente fissato in forma monocratica da un singolo magistrato.
L' argomento agricoltura e cinghiali, tuttavia, continua ad essere usato strumentalmente da vari politici regionali come paravento per coprire altre irregolarità:
1) la caccia al cinghiale, di per se, non figura tra i punti del ricorso ambientalista ;
2) il cinghiale , oltretutto, è stato reinserito in Liguria , a fini venatori, in provincia di Savona tra il 1967 e il 1974 da parte di associazioni venatorie e circoli locali con il placet delle pubbliche amministrazioni ; da qui poi la sua espansione demografica nelle province confinanti. Altri lanci di cinghiale erano stati effettuati dal mondo venatorio in Provincia di Genova nei primi anni '70 (pubblicazione della Regione Liguria : "Analisi faunistico - venatoria ed ecologica della regione Liguria", prof. Emilio Balletto, Istituto di Zoologia Università di Genova, 1977) ;
3) da anni le associazioni ambientaliste richiedono, invano, alla Regione di vietare in modo totale i foraggiamenti dei cinghiali in primavera - estate, praticati nei boschi dalle squadre di cacciatori , per trattenere gli esemplari nella propria zona operativa;
4) l'aumento della specie è favorito implicitamente anche dai regolamenti regionali e provinciali, che assegnano in modo esclusivo i territori di caccia a squadre di cacciatori che non hanno interesse a diminuirne in modo drastico la consistenza, per garantirsi le cacce dell'anno successivo; non a caso in varie province di norma si caccia il cinghiale solo due giorni la settimana, ossia si tratta della specie che ha il minor numero di giornate di caccia in assoluto;
5) per anni in Liguria la caccia al cinghiale ha avuto inizio a partire dal 1 novembre, anche per ragioni di sicurezza dei cacciatori stessi e degli escursionisti, connessi all'assenza della copertura fogliare degli alberi.
6) le stesse squadre di cacciatori si oppongono all'utilizzo più diffuso di gabbie di cattura nei terreni agricoli, vedendo questa tecnica come una sorta di sottrazione di "proprie" prede.

Ricordiamo infine, circa il nuovo obbligo di utilizzare "palle monolitiche" in rame o leghe di rame/zinco per la caccia al cinghiale, che lo scorso 23 agosto la Regione Liguria è stata condannata in via definitiva con sentenza di merito n. 1130 del TAR Liguria, circa il calendario venatorio della passata stagione 2012/13, per aver eluso i pareri scientifici circa i periodi di caccia alla piccola selvaggina, e perché il calendario dello scorso anno "non prevedeva un divieto di utilizzo di munizioni contenenti piombo per la caccia agli ungulati".
WWF
Lega Abolizione Caccia
Verdi Ambiente e Società
(sezioni liguri)
Genova 19 novembre 2013 

venerdì 8 novembre 2013

Calendario conversazioni sulla natura - Calendario

Conversazioni sulla natura
incontri mensili in collaborazione con l’Associazione Naturalmente

E' online il calendario per le conversazioni sulla natura!!!
Il calendario è consultabile quì tramite il servizio di Google calendar oppure potere scaricare un comodo PDF con l'elenco di tutte le iniziative, clicca quì.
Oppure potete prendere visione subito quì sotto.

Vi ricordo che la prossima iniziativa si terrà martedì prossimo, 12 novembre, il tema trattato sarà l'ENERGIA (link al post sull'iniziativa).

mercoledì 6 novembre 2013

Conversazioni sulla natura - Si scrive energia si legge democrazia

Conversazioni sulla natura
incontri mensili in collaborazione con l’Associazione Naturalmente

Si scrive energia si legge democrazia
a cura di Daniela Patrucco - SpeziaPolis - Coop Retenergie


I beni comuni sono beni in quanto permettono il dispiegarsi della vita sociale, la soluzione di problemi collettivi e la sussistenza dell'uomo, nel suo rapporto con gli ecosistemi di cui è parte. I beni comuni sono condivisi in quanto stanno meglio e forniscono le loro migliori qualità quando sono trattati, governati e regolati come beni 'in comune', accessibili a tutti almeno in via di principio.

Parleremo di energia e del suo costo: economico, sociale e ambientale. Un diverso modello di produzione, distribuzione e uso dell’energia può contribuire a ridurre i costi e le diseguaglianze sociali?  Cosa possiamo fare come Cittadini?

La conversazione si svolge dalle 20.45 alle 22.30 c/o la sede dell’Associazione Naturalmente in Via Manin, 35 alla Spezia.

Note sulla relatrice: Daniela Patrucco, sociologa dell’ambiente e del territorio, si occupa di divulgazione scientifica, informazione e comunicazione ambientale. Con casi di studio, ricerca e attivismo civico ha approfondito i temi della responsabilità sociale d’impresa, della partecipazione e dei conflitti ambientali. E’ socia di Retenergie e autrice del blog: SpeziaPolis.blogspot.it


La partecipazione è gratuita, è gradita la prenotazione.

Per frequentare tutte le attività del centro è necessario iscriversi all’associazione Naturalmente: la tessera , annuale (10 Euro) dà diritto a partecipare a tutte le iniziative e ad usufruire delle

agevolazioni sociali. 
Per ulteriori info:

La cittadinanza è invitata a partecipare…    

lunedì 4 novembre 2013

IL TAR LIGURIA SOSPENDE DI NUOVO LA CACCIA

IL TAR LIGURIA SOSPENDE DI NUOVO LA CACCIA
Il calendario venatorio "tappullo" dell'assessore Briano messo subito KO.
Ambientalisti:  " Il consigliere Bruzzone torni ai suoi sonni sul pavimento dell'aula consiliare".
 
Le associazioni ambientaliste  WWF, LAC e V.A.S. , promotrici del ricorso che ha portato il 15 ottobre scorso alla sospensiva (per 4 giorni) del calendario venatorio regionale della Liguria 2013/14 , tramite  Decreto Cautelare del Consiglio di Stato n. 4023, ottengono un secondo stop alla stagione di caccia.

Stamane, 24 ottobre, le stesse associazioni hanno ottenuto, dopo che lo studio legale del prof. Daniele Granara ha lavorato alacremente nel week-end ad un nuovo ricorso, un Decreto Cautelare urgente del presidente TAR Liguria, con cui si sospende - sino alla trattazione da parte dell'intero collegio stabilita per il 13 novembre prossimo-  la delibera della Giunta Regionale del 18 ottobre, ossia quella che col placet della IV commissione consiliare poi riunitasi eccezionalmente di sabato, aveva varato un calendario venatorio transitorio per riaprire la caccia.

Ma il nuovo provvedimento "tappullo" proposto dall'assessore Briano era carente dei pareri obbligatori della Commissione faunistica consultiva, e di quello dell' Istituto Superiore  per la Ricerca Ambientale, che peraltro aveva già in precedenza abbondantemente disatteso.

Chi si reca a caccia ora rischia una denuncia penale (pena da tre mesi ad un anno) , il sequestro di armi e  munizioni,  e la sospensione della licenza da uno a tre anni.

Stop da subito ad ogni forma di caccia per i quasi 18.000 cacciatori liguri.

Commentano WWF,  LAC e VAS: "Il consigliere regionale Bruzzone può tornare ai suoi sonni sul pavimento o sui divanetti del consiglio regionale; per quanti ci riguarda la normativa sulla salvaguardia e gestione della fauna selvatica deve essere rigorosamente rispettata anche in Liguria, se per caso non si fosse ancora capito laggiù in Via Fieschi".

Il mondo ambientalista continuerà a vigilare, anche tramite i propri legali,  contro eventuali nuove delibere gattopardesche, che tentino di cambiare qualche virgola eludendo il parere dell'Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale ; criticità erano già state evidenziate riguardo ai periodi di caccia troppo lunghi per alcune specie in inverno (tordi , beccacce), e al numero eccessivo di giornate di caccia nei mesi di ottobre e novembre, in cui si concentra il passaggio autunnale dei migratori. La Regione Liguria è priva di un piano faunistico regionale aggiornato, come prevede la normativa statale.

Purtroppo  l'assessore regionale Briano quest'anno ha evitato un serio confronto  che portasse ad un calendario venatorio redatto nel rigoroso rispetto della normativa statale vigente, quando i dovuti  passi per evitare censure dei giudici amministrativi potevano essere percorsi con un minimo di buon senso, senza coltivare le frange più esagitate del mondo venatorio.

WWF
Lega Abolizione Caccia
Verdi Ambiente e Società
(sezioni liguri)

lunedì 28 ottobre 2013

Occorre ottimizzare la spesa dello stato: dall’emergenza alla prevenzione

Associazioni ambientaliste e di categoria, ordini professionali ed enti locali su rischio idrogeologico e legge di stabilità
 Occorre ottimizzare la spesa dello stato: dall’emergenza alla prevenzione
 La mitigazione del rischio idrogeologico è una priorità. Continuare a finanziare gli interventi di somma urgenza e solo nuovi 180 milioni di euro per tre anni non sono la soluzione
 In Italia oltre 5 milioni di cittadini a rischio. Le frane e le alluvioni riguardano l’82% dei Comuni italiani
 I primi giorni dell’autunno hanno drammaticamente riportato all’attualità il problema del rischio idrogeologico. Liguria, Toscana, Liguria, Puglia, Sicilia sono le prime regioni che hanno dovuto fare i conti con il problema delle forti piogge e le conseguenti frane o esondazioni di torrenti e fiumi. Precipitazioni, sempre più intense e frequenti per i cambiamenti climatici in atto, un territorio che ogni anno è reso più vulnerabile dal consumo di suolo e una politica di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico che continua a basarsi su pochi interventi di somma urgenza invece che su un’azione di prevenzione e manutenzione diffusa su tutto il territorio sono le cause del problema. Purtroppo le regioni e i cittadini coinvolti sono destinati ad aumentare. Sono infatti più di 5 milioni i cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 i Comuni che hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione.
 La difesa del suolo e le politiche di prevenzione del rischio sono ormai urgenti, come ricordato anche nelle recenti risoluzioni approvate alla Camera e al Senato. Nuovi fondi per la prevenzione però non arrivano nemmeno quest’anno, o ne arrivano troppo pochi. La legge di stabilità varata dal Governo infatti sblocca 1,3 miliardi di euro per interventi immediatamente cantierabili in attuazione degli Accordi di programma fatti con le Regioni per far fronte alla somma urgenza e ne stanzia di nuovi solo 180 milioni in tre anni così divisi: 30 milioni per il 2014, 50 per il 2015 e 100 per il 2016. Risorse assolutamente insufficienti e soprattutto che non vengono destinate a mettere in campo quell’azione necessaria e integrata di difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologica quanto mai necessaria.
“Dopo anni di risorse virtuali e di finanziamenti erogati sulla base di schemi emergenziali, occorreva quest’anno dare impulso ad investimenti veri, duraturi, di buona finanza ma soprattutto di buona prevenzione. Ma così non è stato. Il debito pubblico e lo spread non possono rappresentare le motivazioni per non intervenire in questo settore, per il quale è necessario trovare meccanismi finanziari adeguati. Serve una scelta politica forte, convinti che l’attuazione di tutto questo non solo produrrà un beneficio in termini di sicurezza, ma anche come rilancio occupazionale ed economico dei territori. Infatti, occorre attivare programmi di manutenzione ordinaria, controllo e tutela del territorio e dei fiumi, per attivare i quali è necessario un supporto tecnico qualificato e diffuso localmente, con la possibilità di creare nuova occupazione. Per questo sarà importante inserire gli interventi e le politiche volte alla mitigazione del rischio idrogeologico anche nella futura programmazione dei fondi strutturali comunitari 2014-2020 e soprattutto permettere alle amministrazioni locali di mettere in campo gli interventi necessari, prevedendo opportune deroghe al patto di stabilità in particolare per le Regioni che partecipano al cofinanziamento degli interventi previsti dagli accordi di programma”, così dichiara la colazione di rappresentanza.
Azione questa prioritaria e richiamata a gran voce anche in questi giorni. Infatti le spese di Regioni e Comuni relative alla mitigazione del rischio idrogeologico vanno considerate come veri e propri investimenti, in quanto più efficaci di qualsiasi intervento in emergenza e in grado di prevenire danni per cifre ben superiori a quelle così investite.
Purtroppo si continua ad ignorare la necessità di attuare una seria politica di mitigazione del rischio da frane e alluvioni nel nostro Paese, a partire da una seria applicazione delle direttive europee “Acqua (2000/60/CE) e rischio alluvionale (2007/60/CE) e dalla mancata istituzione delle Autorità di distretto e di una governance che ragioni a scala di bacino, su cui siamo già in forte ritardo rispetto alle scadenze europee al 2015. Negli ultimi 20 anni per ogni miliardo stanziato in prevenzione ne abbiamo spesi oltre 2,5 per riparare i danni. Il Ministero dell’Ambiente ha quantificato infatti in circa 8,4 miliardi di euro i finanziamenti statali dati a politiche di prevenzione, mentre nello stesso periodo si sono spesi 22 miliardi di euro per riparare i danni causati da frane ed alluvioni. Un bilancio reso ancora più grave dalle numerose vittime e tragedie che frane e alluvioni hanno causato e continuano a causare sul territorio.
 “Le politiche per la mitigazione del rischio idrogeologico non si possono limitare allora all’attuazione di pochi interventi puntuali. Serve un’azione nazionale di difesa del suolo che rilanci la riqualificazione fluviale, la manutenzione ordinaria e la tutela del territorio come elementi strategici delle politiche di prevenzione, abbandonando la logica del ricorso a sole opere strutturali e di somma urgenza e pensando – come richiesto dalle Direttive Europee - a un insieme di strumenti e misure che puntino a ridurre il rischio assecondando maggiormente le dinamiche fluviali. Un approccio che superi la logica di emergenza che ha caratterizzato l’azione delle istituzioni in questi ultimi anni.”

Il comunicato stampa è stato sottoscritto da:
 Legambiente, Coldiretti, Anci, Consiglio nazionale dei geologi, Consiglio nazionale degli architetti, Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali, Consiglio nazionale degli ingegneri, Consiglio nazionale dei geometri, Inu, Ance, Anbi, WWF, Touring Club Italiano, Slow Food Italia, Cirf, Aipin, Sigea, Aiab, Tavolo nazionale dei contratti di fiume Ag21 Italy, Federparchi, Gruppo183, Arcicaccia, Società dei territorialisti, Alta scuola.



giovedì 24 ottobre 2013

PIU’ POSSIBILITA’ PER PESCI E PESCA SOSTENIBILE


PESCA

WWF: PIU’ POSSIBILITA’ PER PESCI E PESCA SOSTENIBILE GRAZIE AL VOTO DI OGGI DEL PARLAMENTO EUROPEO



Oggi il Parlamento europeo ha votato il Fondo europeo per la pesca ( EMFF ) e ha deciso di non  reintrodurre i sussidi per la costruzione di nuove imbarcazioni, ha incluso misure a favore di nuovi  posti di lavoro per i giovani pescatori e  ha previsto inoltre la formazione sulla  pesca sostenibile, che è essenziale per le comunità di pescatori , annuncia il WWF.


Il Parlamento europeo ha votato il raddoppio degli investimenti  per  la raccolta, il controllo e l’applicazione dei dati . Ciò significa che le autorità del settore della  pesca hanno ora una reale possibilità di combattere la pesca illegale. Più fondi per la raccolta dei dati darà agli esperti un quadro più completo  e consentirà  loro di valutare come gli stock  hanno bisogno di più tempo per recuperare,  esercitando la pesca  in modo sostenibile . Il WWF plaude questa decisione in quanto darà agli stock ittici decimati una reale possibilità di recupero ma resta comunque preoccupato per la possibilità data ai pescherecci,  sotto i 12 metri, di rimanere in mare più a lungo e di aumentare la loro operatività.

 Marco Costantini responsabile Mare WWF Italia "La decisione di oggi dà agli stock ittici europei una vera possibilità di sopravvivenza . I finanziamenti per il rinnovo della flotta si sono conclusi nel 2002 e una reintroduzione di queste sovvenzioni avrebbe pericolosamente aumentato la capacità della flotta , aumentato le dimensioni dei pescherecci e provocato la distruzione dei pochi stock ittici in salute rimasti. Oggi abbiamo schivato una pallottola che  avrebbe reso inutili le misure di risanamento degli stock ittici concordate in estate . Questa è una buona notizia per la conservazione degli stock ittici e delle comunità di pesca che possono guardare a un futuro più sicuro. È importante sottolineare che  gli eurodeputati hanno inoltre deciso di investire nella raccolta dei dati  e  il controllo e delle attività di pesca, aumentando il budget a disposizione. Ciò consentirà alle autorità di combattere con efficacia la pesca illegale nelle acque europee, dove avviene lo sbarco del 40% delle catture illegali* e permetterà anche di avere precisamente  il polso dei ritmi di recupero degli stock ittici, in particolare di quelli che versano in condizioni peggiori.


MANIFESTO WWF PER UN MEDITERRANEO DI QUALITA’ - Per spiegare il valore del Mediterraneo e  coinvolgere tutti i livelli della società nella sua tutela, il WWF ha stilato il Manifesto per un Mediterraneo di Qualità ed è ogni giorno in azione per realizzarlo. Un Mediterraneo di Qualità ha acque senza rifiuti - ha navi "attente" che non colpiscono i cetacei - ha relitti tristi o affascinanti ma non velenosi - ha aree marine protette che

funzionano - ha una pesca sostenibile - ha coste rocciose, spiagge, scogli e falesie, e non una colata di cemento legale o abusivo - ha turisti responsabili e non calca umana - ha biodiversità in espansione, rigogliosa, viva e vegeta - ha tartarughe libere di nuotare che non rischiano la vita per la pesca accidentale. Ha soprattutto un mare senza piattaforme per l’estrazione di idrocarburi. Leggi il manifesto completo quì.

*Dossier sull’importanza dei dati ‘New Economics Foundation Report, Unknown Waters 2013’  (FILE PDF).