TERZO STOP AL CALENDARIO VENATORIO DELLA LIGURIA
19 Novembre 2013, 14:58 Lega per l'Abolizione della
Caccia
La Regione, pur non di effettuare alcuni ritocchi alla propria delibera, ha preferito più volte rischiare la sospensiva dell'intero provvedimento, e così è accaduto anche oggi, così come in ottobre per altre due volte.
Con decreto cautelare odierno n. 4541, il Consiglio di
Stato, Sezione 5°, ha nuovamente sospeso interamente
anche la terza delibera della Giunta Regionale
(cosiddetto calendario venatorio "tappullo") n. 1331 del
31 ottobre scorso.
Le associazioni ambientaliste WWF, Verdi Ambiente e Società, e Lega Abolizione Caccia, da mesi patrocinate dallo studio legale del prof. Daniele Granara, chiedono invano il rispetto dei criteri scientifici e del parere dello scorso aprile dell'ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in merito all'eccesso di pressione venatoria verso le specie migratrici.
Il tema della caccia al cinghiale - si precisa - non è mai stato oggetto del ricorso degli ambientalisti (eccettuato il precedente e ormai assodato tema delle munizioni atossiche, da adottare per evitare la commercializzazione di carni contaminate con tracce di piombo), anche se alcuni amministratori regionali cercano di usare strumentalmente il tema del cinghiale e dell'agricoltura per distogliere l'attenzione dal vero tema dei ricorsi.
Evidentemente ai giudici di appello amministrativi non piace il fatto che la Liguria e le province liguri proroghino da ben 8 anni i piani faunistico - venatori di programmazione, ormai abbondantemente scaduti, e che i pareri scientifici siano maldestramente aggirati.
"La nostra battaglia per la tutela dei beni naturali liguri e la salvaguardia dei migratori selvatici continua; in fondo dobbiamo essere un po' grati anche ad alcuni amministratori regionali, che col loro metodo pasticcione e maldestro, e l'indisponibilità ad un sereno confronto tecnico nelle sedi istituzionali, ci hanno permesso questa terza vittoria in difesa degli animali selvatici da una pressione ingorda;
ricordiamo che in Liguria si computano persino i tracciati stradali e ferroviari nel conteggio degli ettari da precludere all'attività venatoria, per raggiungere quel 20% obbligatorio di superficie protetta in base ad obblighi statali. Pur di non rinunciare ad una giornata settimanale aggiuntiva di caccia in deroga ai migratori nel solo mese di novembre, la Regione ha preferito correre il rischio di far chiudere tutta la caccia. Accontentati..."
Rivolgersi alla magistratura perché si valutino eventuali abusi o irregolarità della pubblica amministrazione è un diritto costituzionalmente garantito, per cui non spaventavano le scomposte dichiarazioni dell'assessore regionale alla caccia Renata Briano, che adombrava la ridicola possibilità di richiedere non meglio precisati danni ad associazioni ricorrenti: una castroneria giuridica.
L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in un articolato parere di sette pagine reso il 22 aprile scorso all'amministrazione regionale, formulava una serie puntuale di rilievi in materia di pressione venatoria sulle specie selvatiche migratrici, come al solito eluse dall'Assessorato caccia.
Venivano criticate dall'ISPRA, ad esempio, le date di chiusura della caccia a tordi e beccacce troppo dilatate sino a fine gennaio, l'eccessivo disturbo ai selvatici nel mese di agosto provocato dall'allenamento dei cani da caccia prima della apertura della stagione venatoria, i periodi di caccia al colombaccio e agli uccelli acquatici, le deroghe che aggiungono altre due giornate di caccia settimanali (oltre alle canoniche tre settimanali) nei mesi di ottobre e novembre, e i problemi di tossicità nella cottura di carni di ungulati contenenti minuscoli frammenti di piombo di munizioni , da sostituire con quelle "monolitiche" in rame o altri metalli atossici.
Solo questi argomenti sono stati l'oggetto del ricorso delle associazioni WWF, LAC e VAS (Verdi Ambiente e Società); la Regione, pur non di effettuare alcuni ritocchi alla propria delibera, ha preferito più volte rischiare la sospensiva dell'intero provvedimento, e così è accaduto anche oggi, così come in ottobre per altre due volte.
Ricordiamo inoltre che il prossimo 26 novembre il Consiglio di Stato non è chiamato ad emettere una sentenza di merito, come erroneamente dichiarato in TV e sulla stampa dall'assessore Briano, ma a pronunciarsi solo in fase cautelare con una ordinanza dell'intero collegio, dopo lo stop cautelare urgente fissato in forma monocratica da un singolo magistrato.
L' argomento agricoltura e cinghiali, tuttavia, continua ad essere usato strumentalmente da vari politici regionali come paravento per coprire altre irregolarità:
1) la caccia al cinghiale, di per se, non figura tra i punti del ricorso ambientalista ;
2) il cinghiale , oltretutto, è stato reinserito in Liguria , a fini venatori, in provincia di Savona tra il 1967 e il 1974 da parte di associazioni venatorie e circoli locali con il placet delle pubbliche amministrazioni ; da qui poi la sua espansione demografica nelle province confinanti. Altri lanci di cinghiale erano stati effettuati dal mondo venatorio in Provincia di Genova nei primi anni '70 (pubblicazione della Regione Liguria : "Analisi faunistico - venatoria ed ecologica della regione Liguria", prof. Emilio Balletto, Istituto di Zoologia Università di Genova, 1977) ;
3) da anni le associazioni ambientaliste richiedono, invano, alla Regione di vietare in modo totale i foraggiamenti dei cinghiali in primavera - estate, praticati nei boschi dalle squadre di cacciatori , per trattenere gli esemplari nella propria zona operativa;
4) l'aumento della specie è favorito implicitamente anche dai regolamenti regionali e provinciali, che assegnano in modo esclusivo i territori di caccia a squadre di cacciatori che non hanno interesse a diminuirne in modo drastico la consistenza, per garantirsi le cacce dell'anno successivo; non a caso in varie province di norma si caccia il cinghiale solo due giorni la settimana, ossia si tratta della specie che ha il minor numero di giornate di caccia in assoluto;
5) per anni in Liguria la caccia al cinghiale ha avuto inizio a partire dal 1 novembre, anche per ragioni di sicurezza dei cacciatori stessi e degli escursionisti, connessi all'assenza della copertura fogliare degli alberi.
6) le stesse squadre di cacciatori si oppongono all'utilizzo più diffuso di gabbie di cattura nei terreni agricoli, vedendo questa tecnica come una sorta di sottrazione di "proprie" prede.
Ricordiamo infine, circa il nuovo obbligo di utilizzare "palle monolitiche" in rame o leghe di rame/zinco per la caccia al cinghiale, che lo scorso 23 agosto la Regione Liguria è stata condannata in via definitiva con sentenza di merito n. 1130 del TAR Liguria, circa il calendario venatorio della passata stagione 2012/13, per aver eluso i pareri scientifici circa i periodi di caccia alla piccola selvaggina, e perché il calendario dello scorso anno "non prevedeva un divieto di utilizzo di munizioni contenenti piombo per la caccia agli ungulati".
WWF
Lega Abolizione Caccia
Verdi Ambiente e Società
(sezioni liguri)
Genova 19 novembre 2013 Le associazioni ambientaliste WWF, Verdi Ambiente e Società, e Lega Abolizione Caccia, da mesi patrocinate dallo studio legale del prof. Daniele Granara, chiedono invano il rispetto dei criteri scientifici e del parere dello scorso aprile dell'ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in merito all'eccesso di pressione venatoria verso le specie migratrici.
Il tema della caccia al cinghiale - si precisa - non è mai stato oggetto del ricorso degli ambientalisti (eccettuato il precedente e ormai assodato tema delle munizioni atossiche, da adottare per evitare la commercializzazione di carni contaminate con tracce di piombo), anche se alcuni amministratori regionali cercano di usare strumentalmente il tema del cinghiale e dell'agricoltura per distogliere l'attenzione dal vero tema dei ricorsi.
Evidentemente ai giudici di appello amministrativi non piace il fatto che la Liguria e le province liguri proroghino da ben 8 anni i piani faunistico - venatori di programmazione, ormai abbondantemente scaduti, e che i pareri scientifici siano maldestramente aggirati.
"La nostra battaglia per la tutela dei beni naturali liguri e la salvaguardia dei migratori selvatici continua; in fondo dobbiamo essere un po' grati anche ad alcuni amministratori regionali, che col loro metodo pasticcione e maldestro, e l'indisponibilità ad un sereno confronto tecnico nelle sedi istituzionali, ci hanno permesso questa terza vittoria in difesa degli animali selvatici da una pressione ingorda;
ricordiamo che in Liguria si computano persino i tracciati stradali e ferroviari nel conteggio degli ettari da precludere all'attività venatoria, per raggiungere quel 20% obbligatorio di superficie protetta in base ad obblighi statali. Pur di non rinunciare ad una giornata settimanale aggiuntiva di caccia in deroga ai migratori nel solo mese di novembre, la Regione ha preferito correre il rischio di far chiudere tutta la caccia. Accontentati..."
Rivolgersi alla magistratura perché si valutino eventuali abusi o irregolarità della pubblica amministrazione è un diritto costituzionalmente garantito, per cui non spaventavano le scomposte dichiarazioni dell'assessore regionale alla caccia Renata Briano, che adombrava la ridicola possibilità di richiedere non meglio precisati danni ad associazioni ricorrenti: una castroneria giuridica.
L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in un articolato parere di sette pagine reso il 22 aprile scorso all'amministrazione regionale, formulava una serie puntuale di rilievi in materia di pressione venatoria sulle specie selvatiche migratrici, come al solito eluse dall'Assessorato caccia.
Venivano criticate dall'ISPRA, ad esempio, le date di chiusura della caccia a tordi e beccacce troppo dilatate sino a fine gennaio, l'eccessivo disturbo ai selvatici nel mese di agosto provocato dall'allenamento dei cani da caccia prima della apertura della stagione venatoria, i periodi di caccia al colombaccio e agli uccelli acquatici, le deroghe che aggiungono altre due giornate di caccia settimanali (oltre alle canoniche tre settimanali) nei mesi di ottobre e novembre, e i problemi di tossicità nella cottura di carni di ungulati contenenti minuscoli frammenti di piombo di munizioni , da sostituire con quelle "monolitiche" in rame o altri metalli atossici.
Solo questi argomenti sono stati l'oggetto del ricorso delle associazioni WWF, LAC e VAS (Verdi Ambiente e Società); la Regione, pur non di effettuare alcuni ritocchi alla propria delibera, ha preferito più volte rischiare la sospensiva dell'intero provvedimento, e così è accaduto anche oggi, così come in ottobre per altre due volte.
Ricordiamo inoltre che il prossimo 26 novembre il Consiglio di Stato non è chiamato ad emettere una sentenza di merito, come erroneamente dichiarato in TV e sulla stampa dall'assessore Briano, ma a pronunciarsi solo in fase cautelare con una ordinanza dell'intero collegio, dopo lo stop cautelare urgente fissato in forma monocratica da un singolo magistrato.
L' argomento agricoltura e cinghiali, tuttavia, continua ad essere usato strumentalmente da vari politici regionali come paravento per coprire altre irregolarità:
1) la caccia al cinghiale, di per se, non figura tra i punti del ricorso ambientalista ;
2) il cinghiale , oltretutto, è stato reinserito in Liguria , a fini venatori, in provincia di Savona tra il 1967 e il 1974 da parte di associazioni venatorie e circoli locali con il placet delle pubbliche amministrazioni ; da qui poi la sua espansione demografica nelle province confinanti. Altri lanci di cinghiale erano stati effettuati dal mondo venatorio in Provincia di Genova nei primi anni '70 (pubblicazione della Regione Liguria : "Analisi faunistico - venatoria ed ecologica della regione Liguria", prof. Emilio Balletto, Istituto di Zoologia Università di Genova, 1977) ;
3) da anni le associazioni ambientaliste richiedono, invano, alla Regione di vietare in modo totale i foraggiamenti dei cinghiali in primavera - estate, praticati nei boschi dalle squadre di cacciatori , per trattenere gli esemplari nella propria zona operativa;
4) l'aumento della specie è favorito implicitamente anche dai regolamenti regionali e provinciali, che assegnano in modo esclusivo i territori di caccia a squadre di cacciatori che non hanno interesse a diminuirne in modo drastico la consistenza, per garantirsi le cacce dell'anno successivo; non a caso in varie province di norma si caccia il cinghiale solo due giorni la settimana, ossia si tratta della specie che ha il minor numero di giornate di caccia in assoluto;
5) per anni in Liguria la caccia al cinghiale ha avuto inizio a partire dal 1 novembre, anche per ragioni di sicurezza dei cacciatori stessi e degli escursionisti, connessi all'assenza della copertura fogliare degli alberi.
6) le stesse squadre di cacciatori si oppongono all'utilizzo più diffuso di gabbie di cattura nei terreni agricoli, vedendo questa tecnica come una sorta di sottrazione di "proprie" prede.
Ricordiamo infine, circa il nuovo obbligo di utilizzare "palle monolitiche" in rame o leghe di rame/zinco per la caccia al cinghiale, che lo scorso 23 agosto la Regione Liguria è stata condannata in via definitiva con sentenza di merito n. 1130 del TAR Liguria, circa il calendario venatorio della passata stagione 2012/13, per aver eluso i pareri scientifici circa i periodi di caccia alla piccola selvaggina, e perché il calendario dello scorso anno "non prevedeva un divieto di utilizzo di munizioni contenenti piombo per la caccia agli ungulati".
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Verdi Ambiente e Società
(sezioni liguri)
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