DOSSIER WWF “SPIAGGE D’ITALIA: BENE COMUNE,
AFFARE PER POCHI”:
Viaggio nell’Italia dei litorali, tra 12.000
stabilimenti, spiagge negate,
concessioni permanenti e un caos normativo variabile
RIPARTE DALLE SPIAGGE L’AZIONE WWF
PER UN MEDITERRANEO DI QUALITA’
IL DECALOGO WWF PER LA TUTELA DELLE SPIAGGE
Ci sono
principi che possono garantire la tutela di un bene comune prezioso come le
spiagge. Ecco il decalogo WWF per uscire dalla
logica speculativa e privatistica con cui è stato gestito il patrimonio di
tutti e rientrare nell’alveo dove le prime cose che si tengono
in considerazione sono gli interessi collettivi, come la tutela dello
straordinario patrimonio ambientale costituito dalle nostre spiagge, che devono essere ben tutelate se vogliamo che continuino
a dare ricchezza.
- Fermarsi. È la prima cosa da fare, fermare o condizionare fortemente il rilascio di nuove concessioni. La misura è ormai colma, l’occupabile in prossimità dei centri abitati è stato occupato e si rischia che le nuove concessioni vengano rilasciate nelle zone ora più delicate sia sotto il profilo ambientale che paesaggistico.
- Censire. Come si può vedere dalla presente relazione è ben difficile avere numeri aggiornati e certi. Un aspetto così delicato della gestione del territorio del nostro Paese necessita di elementi conoscitivi più chiari e trasparenti che si possono rapidamente acquisire, sistematizzare e rendere accessibili.
- Ridiscutere. I canoni concessori sono uno scandalo e ancor più il regime fiscale che governa il settore degli stabilimenti balneari.
- Stare in Europa. Gli escamotage italiani per non assegnare per gara le concessioni scadute non danno dignità al nostro stare in Europa, sono una perita economica secca, non incentivano l’aumento di professionalità e di qualità del settore. Usciamo dalla logica di sentirci sempre diversi, chi vuole fare l’imprenditore lo faccia davvero come avviene all’estero, e non chieda garanzie che vanno a scapito degli interessi collettivi.
- Tutelare. Le spiagge libere sono ormai poche, vanno tutelate al di là di ogni loro caratteristica naturalistica o paesaggistica. Vanno tutelate come “vuoti” che riequilibrano il “troppo pieno” che altrove si è realizzato.
- Gestire. Introdurre elementi di attenzione ambientale nella gestione delle spiagge, non solo di quelle ricadenti all’interno di aree protette o con vincoli naturalistici. Garantire una maggiore efficienza ambientale degli stabilimenti, significa renderli più compatibili e diminuire il loro impatto ambientale.
- Controllare. Il quadro della situazione dimostra che vanno assolutamente intensificati i controlli, anche perché le statistiche inequivocabilmente attestano l’altissima percentuale di illeciti che viene riscontrata ogni qualvolta questi vengono esercitati. Pertanto nell’attesa di un riassetto del sistema è quantomeno doveroso e obbligatorio far sì che le regole fissate vengano rispettate.
- Ripensare. È un sistema che va ripensato quello degli stabilimenti in concessione, che va ridisegnato con una prospettiva lunga, che va tarato e adattato quasi caso per caso. Il livello di conoscenza e di sensibilità che abbiamo oggi raggiunto impone alla pubblica amministrazione una riflessione che non può essere sempre condizionata dagli interessi legati allo status quo.
- Riscoprire. La sensibilità è frutto di educazione e come tale può essere incentivata. La bellezza del mare, delle spiagge, delle coste, delle dune sabbiose va riscoperta nella sua essenza. Il valore di questi beni, che non sono di consumo ma che come tali vengono trattati, impone nuove forme di educazione e di coinvolgimento nella azioni di gestione e di tutela.
- Sottrarre. Tutta la politica di concessione demaniale si è oggi basata sull’aggiungere qualcosa, sul costruire e realizzare, la politica dei rinnovi deve essere incentrata sulla sottrazione, sull’alleggerimento anche attraverso l’utilizzo di strutture temporanee di facile rimozione che nel periodo invernale vengono riposte in magazzini liberando le spiagge.
Link per scaricare il dossier completo: link (PDF 5,66 MB).
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